Inviato: sab apr 09, 2005 4:06 pm
Di recente parlando con un amico, di problemi legati alla sonorità del suo Strumento, mi ha detto che sta facendo il possibile per cercare il “Suono Cubano” e per farlo ha provato di tutto compreso cambiare la pelle al Tamburo.
Poi mi capita di frequente che qualche allievo mi chieda come fare ad ottenere un determinato suono ascoltato in un certo CD di Musica Afrocubana magari un po’ datato o, qualcun’altro in qualche CD più recente.
Questo mi ha portato a riflettere su qualcosa che forse assilla molti Percussionisti, neofiti e non, e che magari, in certi casi, rischia di innescare un meccanismo di ricerca frenetica di qualcosa che difficilmente si può ottenere fino in fondo.
Al giorno d’oggi le Congas si possono ascoltare in una quantità impressionante di CD, Video, DVD e il loro suono è ormai conosciuto e riconoscibile un po’ da tutti, segno che lo Strumento ha assunto una sua chiara e ben precisa identità. Magari c’è ancora qualcuno che confonde le Congas con i Bongos, o peggio con lo Djembè, ma resta il fatto che per la stragrande maggioranza dei Musicisti e del pubblico in generale, le Tumbadoras sono identificabili al pari degli altri Strumenti.
A questo punto però bisogna tralasciare il discorso generale per scendere nello specifico del “suono” inteso, al tempo stesso come entità “oggettiva” e “soggettiva”.
Oggettiva in quanto oggi esistono dei parametri abbastanza precisi che bene o male tutti conosciamo, per determinare se il suono di un Tamburo è bello, oppure accettabile o proprio brutto. Soggettiva perchè la “bellezza” o comunque la qualità del suono, dipendono anche dal gusto del percussionista, dalle esigenze del momento e, non ultimi, da fattori “tecnici” o meglio “tecnologici” che spesso influiscono proprio sul cercare di ottenere quel suono tanto agognato che sentiamo in dischi o CD, ma che spesso ce lo stravolgono rendendo vani i tentativi di riprodurlo o ricrearlo in modo “naturale”.
Se, ad esempio prendiamo in esame i suoni dei tamburi registrati sui Dischi in vinile o Musicassette di qualche decina di anni fa sui quali suonavano già allora fior di Percussionisti, possiamo senz’altro analizzare i Ritmi, i Suoni che utilizzavano per eseguirli (intesi come Slap, Aperto ecc. e non come Sonorità generale dello Strumento) e i vari Stili dei Congueri di allora, possiamo cercare di capire quanti Tamburi utilizzavano e come erano intonati, ma difficilmente riusciremo a ricostruire il suono emesso da quei Tamburi a causa di 2 fattori fondamentali: la diversità dello Strumento rispetto a quelli odierni, e il modo e i mezzi utilizzati per la ripresa.
Parlando della conformazione e della costruzione dei tamburi è chiaro che ci sono stati alcuni cambiamenti, magari non sempre e necessariamente positivi (vedi le pelli) rispetto a quelli odierni.
Il mondo Musicale infatti è in continua evoluzione e dunque è giusto che gli Strumenti cerchino di adattarsi ai vari cambiamenti, e come dal punto di vista Musicale le Congas soprattutto negli ultimi anni hanno fatto dei grandi passi cominciando finalmente ad imporsi al di fuori della “nicchia” Afrocubana, altrettanto è avvenuto nella metodologia di progettazione e costruzione dei Tamburi che oggi presentano, ad esempio, il fusto liscio senza bisogno dei cerchioni che tengono insieme la “botte”, cerchi “confortevoli” che diminuiscono i rischi di farsi male alle mani, fino ai fusti e alle pelli sintetiche, senz’altro utili per chi cerca una certa “stabilità” di intonazione, ma meno idonee a chi ricerca il famoso “suono Cubano”, per non parlare dei tiranti introdotti dal grande “Patato” fin dagli anni 50 facendo si che non dobbiamo utilizzare le candele per tirare le pelli. In ogni caso tutti questi cambiamenti sono stati introdotti in nome della ricerca di Strumenti sempre più di qualità, precisi e di un suono sempre più pulito, potente, stabile e facile da raggiungere e, magari “personalizzabile” ( lascio ad ognuno di voi la riflessione su quanto di tutto questo sia veramente stato ottenuto).
Questo, in ogni caso, comporta che ascoltando i Tamburi registrati nei vecchi dischi riscontriamo sonorità che magari ci piacciono, ma che erano generate da Strumenti in certi casi profondamente “diversi” da quelli odierni, diametro più stretto, pelli più spesse, legno diverso ecc.
Come del resto differente era la metodologia di intervento delle Congas o addirittura “della Conga” dal momento che spesso si utilizzava un solo Tamburo.
O ancora era diversa la tecnica utilizzata dai Pionieri delle Congas, che ottenevano suoni con sistemi e tecniche che magari oggi abbiamo abbandonato o, quantomeno abbiamo perfezionato grazie ai Maestri Congueri dei giorni nostri.
Naturalmente, come dicevo, l’altro grande ruolo nella diversità di suono che riscontriamo tra le Congas di ieri e quelle di oggi o anche rispetto al nostro stesso Strumento, lo giocano la tecnologia e i modesti (rispetto a quelli odierni) mezzi di ripresa in possesso dei tecnici di qualche decina di anni fa, che ovviamente non disponevano ad esempio di microfoni precisi e sofisticati come quelli attuali e che anche solo per riprendere utilizzavano tecniche in alcuni casi ben diverse da quelle di oggi.
Se però tralasciamo i dischi e le registrazioni di un tempo e analizziamo quelli di oggi notiamo come, a dire il vero, probabilmente le cose non sono molto cambiate, ma dal lato opposto, nel senso che se allora c’erano microfoni con una qualità, diciamo, approssimativa e una quasi totale mancanza di “filtri” ed effetti, oggi gli Studi di Registrazione dispongono di risorse impressionanti, capaci di intervenire sul suono e sull’ambiente arrivando fino a snaturare entrambi, ma se questo non bastasse, possono persino conferire precisione ad una esecuzione “traballante” attraverso la quantizzazione e migliorare la dinamica di quella stessa esecuzione attraverso limitatori, compressori e altri congegni di varia natura. Questo fa si che, purtroppo, oggi, come allora non possiamo essere certi che il suono dello Strumento che ascoltiamo sui supporti magnetici o digitali sia fedele e naturale.
Tra l’altro basta pensare che il variare della distanza, dell’inclinazione o anche solo la tipologia, del microfono utilizzato sono già abbastanza per modificare radicalmente il suono, e che ci sono Studi nei quali registrando sempre la medesima Batteria basta cambiare l’orientamento di alcuni pannelli del Soffitto per ottenere un suono differente.
Credo che tener presenti tutti questi fattori sia importante per chi vorrebbe che il proprio Strumento, suonato nella Stanzetta da allenamento (o amplificato su un palco da “fonici” spesso in guerra aperta con l’udibilità delle Congas) rispecchiasse quello sentito su un Brano registrato chissà come e con chissà quali interventi “tecnologici”.
Senza contare “l’effetto Orchestra” che consiste nel fatto che mentre voi sentite il suono dei vostri Tamburi ad un metro di distanza e, magari suonando da soli, cogliendone ogni sfumatura, spesso nelle canzoni le Congas sono “annegate” tra gli altri Strumenti e ne percepite senz’altro un bel suono pulito e “rotondo”, ma senza la possibilità di sentire eventuali risonanze o note fastidiose o, ripeto, con alcune frequenze aggiustate “elettronicamente”.
Basta ascoltare qualche registrazione in assolo, anche di grandi Congueri, fatta solo con le Congas, per renderci conto che già il suono è più “a misura d’uomo”.
Fatte queste considerazioni passiamo alle dolenti note e cioè all’analisi, il più possibile obbiettiva, che ognuno dovrebbe fare del “proprio suono” e del proprio “modo di suonare”, dal momento che, haimè, nel 90% dei casi la ricerca esasperata di un determinato suono o Strumento, è un alibi usato per mascherare una certa insoddisfazione nei confronti del modo di suonare, della tecnica che stenta a funzionare o del proprio “suono” inteso come sonorità che siamo in grado di tirare fuori dalle Congas.
Dunque sono convinto che alla base di un buon suono non ci debba essere necessariamente una corsa esasperata a ricreare il timbro di questo o quel Percussionista o di questo o quel Brano Musicale, ma semplicemente un buono Strumento di base (e non necessariamente di qualità stratosferica) un modo corretto di suonarlo, ma soprattutto la capacità di tirare fuori il massimo delle potenzialità sonore di quello stesso Strumento attraverso una tecnica il più possibile corretta e pulita.
Poi possono subentrare altri fattori come l’esperienza o la conoscenza più o meno approfondita delle sonorità delle Congas. Poco tempo fa, ad esempio, un allievo si è presentato in studio con un paio di Congas LP Galaxy e un CD di Ray Barretto e mi dice: “ascolta il tal brano, senti che suono potente! Io voglio tirar fuori quel suono, ma non ci riesco!”
Al chè ho ascoltato il brano e gli ho detto che non avrebbe mai potuto, a meno di “tagliarsi qualche frequenza” all’apparato auditivo. Si perchè è vero che le Congas nel brano in questione erano potenti ed incisive, ma non perchè Barretto le suonava più forte del normale o perchè utilizzasse chissà che Tamburi, ma semplicemente perchè il suono delle Congas era enfatizzato e spinto talmente sui medio alti che gli Slap sembravano le “Lame rotanti di Goldrake”, ma in compenso gli “Aperto” mancavano totalmente di bassi e profondità, segno che probabilmente in quel frangente i Fonici o lo stesso Ray hanno scelto quel tipo di sonorità dello Strumento (per la verità più simile ad uno Djembè che ad una Conga) per quello specifico brano.
Vorrei concludere con una considerazione: i 12 anni di esperienza che ho fatto in Studio di registrazione (come Fonico) mi hanno insegnato che il “bel suono” lo fa anche il “bel modo di suonare”, ma non inteso in senso tecnico, bensì inteso come il “modo di fare Musica con lo Strumento”. Spesso magari riascoltando una registrazione fatta durante un allenamento o un concerto, pensiamo che le Congas abbiano un brutto suono, mentre magari sono semplicemente “suonate male” come a volte capita che il Gruppetto che si registra i pezzi in cantina, riascoltandosi, incolpi i suoni della cattiva riuscita della registrazione quando il più delle volte il brano è semplicemente suonato male.
Se vi capita di sentire l’ultimo CD di Anga’ comunque ascoltate i suoni delle Congas di alcuni brani e sentirete quanto forse alcuni sono poco “Cubani”, in certi casi più “metallici” e tendenti al moderno, e altri di più, ma in tutti i brani le performance hanno sempre e comunque un groove da paura e un tiro micidiale, fattori che, alla fine possono essere più importanti dei suoni stessi.
Ciao.
Sha' :;):
Poi mi capita di frequente che qualche allievo mi chieda come fare ad ottenere un determinato suono ascoltato in un certo CD di Musica Afrocubana magari un po’ datato o, qualcun’altro in qualche CD più recente.
Questo mi ha portato a riflettere su qualcosa che forse assilla molti Percussionisti, neofiti e non, e che magari, in certi casi, rischia di innescare un meccanismo di ricerca frenetica di qualcosa che difficilmente si può ottenere fino in fondo.
Al giorno d’oggi le Congas si possono ascoltare in una quantità impressionante di CD, Video, DVD e il loro suono è ormai conosciuto e riconoscibile un po’ da tutti, segno che lo Strumento ha assunto una sua chiara e ben precisa identità. Magari c’è ancora qualcuno che confonde le Congas con i Bongos, o peggio con lo Djembè, ma resta il fatto che per la stragrande maggioranza dei Musicisti e del pubblico in generale, le Tumbadoras sono identificabili al pari degli altri Strumenti.
A questo punto però bisogna tralasciare il discorso generale per scendere nello specifico del “suono” inteso, al tempo stesso come entità “oggettiva” e “soggettiva”.
Oggettiva in quanto oggi esistono dei parametri abbastanza precisi che bene o male tutti conosciamo, per determinare se il suono di un Tamburo è bello, oppure accettabile o proprio brutto. Soggettiva perchè la “bellezza” o comunque la qualità del suono, dipendono anche dal gusto del percussionista, dalle esigenze del momento e, non ultimi, da fattori “tecnici” o meglio “tecnologici” che spesso influiscono proprio sul cercare di ottenere quel suono tanto agognato che sentiamo in dischi o CD, ma che spesso ce lo stravolgono rendendo vani i tentativi di riprodurlo o ricrearlo in modo “naturale”.
Se, ad esempio prendiamo in esame i suoni dei tamburi registrati sui Dischi in vinile o Musicassette di qualche decina di anni fa sui quali suonavano già allora fior di Percussionisti, possiamo senz’altro analizzare i Ritmi, i Suoni che utilizzavano per eseguirli (intesi come Slap, Aperto ecc. e non come Sonorità generale dello Strumento) e i vari Stili dei Congueri di allora, possiamo cercare di capire quanti Tamburi utilizzavano e come erano intonati, ma difficilmente riusciremo a ricostruire il suono emesso da quei Tamburi a causa di 2 fattori fondamentali: la diversità dello Strumento rispetto a quelli odierni, e il modo e i mezzi utilizzati per la ripresa.
Parlando della conformazione e della costruzione dei tamburi è chiaro che ci sono stati alcuni cambiamenti, magari non sempre e necessariamente positivi (vedi le pelli) rispetto a quelli odierni.
Il mondo Musicale infatti è in continua evoluzione e dunque è giusto che gli Strumenti cerchino di adattarsi ai vari cambiamenti, e come dal punto di vista Musicale le Congas soprattutto negli ultimi anni hanno fatto dei grandi passi cominciando finalmente ad imporsi al di fuori della “nicchia” Afrocubana, altrettanto è avvenuto nella metodologia di progettazione e costruzione dei Tamburi che oggi presentano, ad esempio, il fusto liscio senza bisogno dei cerchioni che tengono insieme la “botte”, cerchi “confortevoli” che diminuiscono i rischi di farsi male alle mani, fino ai fusti e alle pelli sintetiche, senz’altro utili per chi cerca una certa “stabilità” di intonazione, ma meno idonee a chi ricerca il famoso “suono Cubano”, per non parlare dei tiranti introdotti dal grande “Patato” fin dagli anni 50 facendo si che non dobbiamo utilizzare le candele per tirare le pelli. In ogni caso tutti questi cambiamenti sono stati introdotti in nome della ricerca di Strumenti sempre più di qualità, precisi e di un suono sempre più pulito, potente, stabile e facile da raggiungere e, magari “personalizzabile” ( lascio ad ognuno di voi la riflessione su quanto di tutto questo sia veramente stato ottenuto).
Questo, in ogni caso, comporta che ascoltando i Tamburi registrati nei vecchi dischi riscontriamo sonorità che magari ci piacciono, ma che erano generate da Strumenti in certi casi profondamente “diversi” da quelli odierni, diametro più stretto, pelli più spesse, legno diverso ecc.
Come del resto differente era la metodologia di intervento delle Congas o addirittura “della Conga” dal momento che spesso si utilizzava un solo Tamburo.
O ancora era diversa la tecnica utilizzata dai Pionieri delle Congas, che ottenevano suoni con sistemi e tecniche che magari oggi abbiamo abbandonato o, quantomeno abbiamo perfezionato grazie ai Maestri Congueri dei giorni nostri.
Naturalmente, come dicevo, l’altro grande ruolo nella diversità di suono che riscontriamo tra le Congas di ieri e quelle di oggi o anche rispetto al nostro stesso Strumento, lo giocano la tecnologia e i modesti (rispetto a quelli odierni) mezzi di ripresa in possesso dei tecnici di qualche decina di anni fa, che ovviamente non disponevano ad esempio di microfoni precisi e sofisticati come quelli attuali e che anche solo per riprendere utilizzavano tecniche in alcuni casi ben diverse da quelle di oggi.
Se però tralasciamo i dischi e le registrazioni di un tempo e analizziamo quelli di oggi notiamo come, a dire il vero, probabilmente le cose non sono molto cambiate, ma dal lato opposto, nel senso che se allora c’erano microfoni con una qualità, diciamo, approssimativa e una quasi totale mancanza di “filtri” ed effetti, oggi gli Studi di Registrazione dispongono di risorse impressionanti, capaci di intervenire sul suono e sull’ambiente arrivando fino a snaturare entrambi, ma se questo non bastasse, possono persino conferire precisione ad una esecuzione “traballante” attraverso la quantizzazione e migliorare la dinamica di quella stessa esecuzione attraverso limitatori, compressori e altri congegni di varia natura. Questo fa si che, purtroppo, oggi, come allora non possiamo essere certi che il suono dello Strumento che ascoltiamo sui supporti magnetici o digitali sia fedele e naturale.
Tra l’altro basta pensare che il variare della distanza, dell’inclinazione o anche solo la tipologia, del microfono utilizzato sono già abbastanza per modificare radicalmente il suono, e che ci sono Studi nei quali registrando sempre la medesima Batteria basta cambiare l’orientamento di alcuni pannelli del Soffitto per ottenere un suono differente.
Credo che tener presenti tutti questi fattori sia importante per chi vorrebbe che il proprio Strumento, suonato nella Stanzetta da allenamento (o amplificato su un palco da “fonici” spesso in guerra aperta con l’udibilità delle Congas) rispecchiasse quello sentito su un Brano registrato chissà come e con chissà quali interventi “tecnologici”.
Senza contare “l’effetto Orchestra” che consiste nel fatto che mentre voi sentite il suono dei vostri Tamburi ad un metro di distanza e, magari suonando da soli, cogliendone ogni sfumatura, spesso nelle canzoni le Congas sono “annegate” tra gli altri Strumenti e ne percepite senz’altro un bel suono pulito e “rotondo”, ma senza la possibilità di sentire eventuali risonanze o note fastidiose o, ripeto, con alcune frequenze aggiustate “elettronicamente”.
Basta ascoltare qualche registrazione in assolo, anche di grandi Congueri, fatta solo con le Congas, per renderci conto che già il suono è più “a misura d’uomo”.
Fatte queste considerazioni passiamo alle dolenti note e cioè all’analisi, il più possibile obbiettiva, che ognuno dovrebbe fare del “proprio suono” e del proprio “modo di suonare”, dal momento che, haimè, nel 90% dei casi la ricerca esasperata di un determinato suono o Strumento, è un alibi usato per mascherare una certa insoddisfazione nei confronti del modo di suonare, della tecnica che stenta a funzionare o del proprio “suono” inteso come sonorità che siamo in grado di tirare fuori dalle Congas.
Dunque sono convinto che alla base di un buon suono non ci debba essere necessariamente una corsa esasperata a ricreare il timbro di questo o quel Percussionista o di questo o quel Brano Musicale, ma semplicemente un buono Strumento di base (e non necessariamente di qualità stratosferica) un modo corretto di suonarlo, ma soprattutto la capacità di tirare fuori il massimo delle potenzialità sonore di quello stesso Strumento attraverso una tecnica il più possibile corretta e pulita.
Poi possono subentrare altri fattori come l’esperienza o la conoscenza più o meno approfondita delle sonorità delle Congas. Poco tempo fa, ad esempio, un allievo si è presentato in studio con un paio di Congas LP Galaxy e un CD di Ray Barretto e mi dice: “ascolta il tal brano, senti che suono potente! Io voglio tirar fuori quel suono, ma non ci riesco!”
Al chè ho ascoltato il brano e gli ho detto che non avrebbe mai potuto, a meno di “tagliarsi qualche frequenza” all’apparato auditivo. Si perchè è vero che le Congas nel brano in questione erano potenti ed incisive, ma non perchè Barretto le suonava più forte del normale o perchè utilizzasse chissà che Tamburi, ma semplicemente perchè il suono delle Congas era enfatizzato e spinto talmente sui medio alti che gli Slap sembravano le “Lame rotanti di Goldrake”, ma in compenso gli “Aperto” mancavano totalmente di bassi e profondità, segno che probabilmente in quel frangente i Fonici o lo stesso Ray hanno scelto quel tipo di sonorità dello Strumento (per la verità più simile ad uno Djembè che ad una Conga) per quello specifico brano.
Vorrei concludere con una considerazione: i 12 anni di esperienza che ho fatto in Studio di registrazione (come Fonico) mi hanno insegnato che il “bel suono” lo fa anche il “bel modo di suonare”, ma non inteso in senso tecnico, bensì inteso come il “modo di fare Musica con lo Strumento”. Spesso magari riascoltando una registrazione fatta durante un allenamento o un concerto, pensiamo che le Congas abbiano un brutto suono, mentre magari sono semplicemente “suonate male” come a volte capita che il Gruppetto che si registra i pezzi in cantina, riascoltandosi, incolpi i suoni della cattiva riuscita della registrazione quando il più delle volte il brano è semplicemente suonato male.
Se vi capita di sentire l’ultimo CD di Anga’ comunque ascoltate i suoni delle Congas di alcuni brani e sentirete quanto forse alcuni sono poco “Cubani”, in certi casi più “metallici” e tendenti al moderno, e altri di più, ma in tutti i brani le performance hanno sempre e comunque un groove da paura e un tiro micidiale, fattori che, alla fine possono essere più importanti dei suoni stessi.
Ciao.
Sha' :;):