IL SUONO DELLE CONGAS
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Di recente parlando con un amico, di problemi legati alla sonorità del suo Strumento, mi ha detto che sta facendo il possibile per cercare il “Suono Cubano” e per farlo ha provato di tutto compreso cambiare la pelle al Tamburo.
Poi mi capita di frequente che qualche allievo mi chieda come fare ad ottenere un determinato suono ascoltato in un certo CD di Musica Afrocubana magari un po’ datato o, qualcun’altro in qualche CD più recente.
Questo mi ha portato a riflettere su qualcosa che forse assilla molti Percussionisti, neofiti e non, e che magari, in certi casi, rischia di innescare un meccanismo di ricerca frenetica di qualcosa che difficilmente si può ottenere fino in fondo.
Al giorno d’oggi le Congas si possono ascoltare in una quantità impressionante di CD, Video, DVD e il loro suono è ormai conosciuto e riconoscibile un po’ da tutti, segno che lo Strumento ha assunto una sua chiara e ben precisa identità. Magari c’è ancora qualcuno che confonde le Congas con i Bongos, o peggio con lo Djembè, ma resta il fatto che per la stragrande maggioranza dei Musicisti e del pubblico in generale, le Tumbadoras sono identificabili al pari degli altri Strumenti.
A questo punto però bisogna tralasciare il discorso generale per scendere nello specifico del “suono” inteso, al tempo stesso come entità “oggettiva” e “soggettiva”.
Oggettiva in quanto oggi esistono dei parametri abbastanza precisi che bene o male tutti conosciamo, per determinare se il suono di un Tamburo è bello, oppure accettabile o proprio brutto. Soggettiva perchè la “bellezza” o comunque la qualità del suono, dipendono anche dal gusto del percussionista, dalle esigenze del momento e, non ultimi, da fattori “tecnici” o meglio “tecnologici” che spesso influiscono proprio sul cercare di ottenere quel suono tanto agognato che sentiamo in dischi o CD, ma che spesso ce lo stravolgono rendendo vani i tentativi di riprodurlo o ricrearlo in modo “naturale”.
Se, ad esempio prendiamo in esame i suoni dei tamburi registrati sui Dischi in vinile o Musicassette di qualche decina di anni fa sui quali suonavano già allora fior di Percussionisti, possiamo senz’altro analizzare i Ritmi, i Suoni che utilizzavano per eseguirli (intesi come Slap, Aperto ecc. e non come Sonorità generale dello Strumento) e i vari Stili dei Congueri di allora, possiamo cercare di capire quanti Tamburi utilizzavano e come erano intonati, ma difficilmente riusciremo a ricostruire il suono emesso da quei Tamburi a causa di 2 fattori fondamentali: la diversità dello Strumento rispetto a quelli odierni, e il modo e i mezzi utilizzati per la ripresa.
Parlando della conformazione e della costruzione dei tamburi è chiaro che ci sono stati alcuni cambiamenti, magari non sempre e necessariamente positivi (vedi le pelli) rispetto a quelli odierni.
Il mondo Musicale infatti è in continua evoluzione e dunque è giusto che gli Strumenti cerchino di adattarsi ai vari cambiamenti, e come dal punto di vista Musicale le Congas soprattutto negli ultimi anni hanno fatto dei grandi passi cominciando finalmente ad imporsi al di fuori della “nicchia” Afrocubana, altrettanto è avvenuto nella metodologia di progettazione e costruzione dei Tamburi che oggi presentano, ad esempio, il fusto liscio senza bisogno dei cerchioni che tengono insieme la “botte”, cerchi “confortevoli” che diminuiscono i rischi di farsi male alle mani, fino ai fusti e alle pelli sintetiche, senz’altro utili per chi cerca una certa “stabilità” di intonazione, ma meno idonee a chi ricerca il famoso “suono Cubano”, per non parlare dei tiranti introdotti dal grande “Patato” fin dagli anni 50 facendo si che non dobbiamo utilizzare le candele per tirare le pelli. In ogni caso tutti questi cambiamenti sono stati introdotti in nome della ricerca di Strumenti sempre più di qualità, precisi e di un suono sempre più pulito, potente, stabile e facile da raggiungere e, magari “personalizzabile” ( lascio ad ognuno di voi la riflessione su quanto di tutto questo sia veramente stato ottenuto).
Questo, in ogni caso, comporta che ascoltando i Tamburi registrati nei vecchi dischi riscontriamo sonorità che magari ci piacciono, ma che erano generate da Strumenti in certi casi profondamente “diversi” da quelli odierni, diametro più stretto, pelli più spesse, legno diverso ecc.
Come del resto differente era la metodologia di intervento delle Congas o addirittura “della Conga” dal momento che spesso si utilizzava un solo Tamburo.
O ancora era diversa la tecnica utilizzata dai Pionieri delle Congas, che ottenevano suoni con sistemi e tecniche che magari oggi abbiamo abbandonato o, quantomeno abbiamo perfezionato grazie ai Maestri Congueri dei giorni nostri.
Naturalmente, come dicevo, l’altro grande ruolo nella diversità di suono che riscontriamo tra le Congas di ieri e quelle di oggi o anche rispetto al nostro stesso Strumento, lo giocano la tecnologia e i modesti (rispetto a quelli odierni) mezzi di ripresa in possesso dei tecnici di qualche decina di anni fa, che ovviamente non disponevano ad esempio di microfoni precisi e sofisticati come quelli attuali e che anche solo per riprendere utilizzavano tecniche in alcuni casi ben diverse da quelle di oggi.
Se però tralasciamo i dischi e le registrazioni di un tempo e analizziamo quelli di oggi notiamo come, a dire il vero, probabilmente le cose non sono molto cambiate, ma dal lato opposto, nel senso che se allora c’erano microfoni con una qualità, diciamo, approssimativa e una quasi totale mancanza di “filtri” ed effetti, oggi gli Studi di Registrazione dispongono di risorse impressionanti, capaci di intervenire sul suono e sull’ambiente arrivando fino a snaturare entrambi, ma se questo non bastasse, possono persino conferire precisione ad una esecuzione “traballante” attraverso la quantizzazione e migliorare la dinamica di quella stessa esecuzione attraverso limitatori, compressori e altri congegni di varia natura. Questo fa si che, purtroppo, oggi, come allora non possiamo essere certi che il suono dello Strumento che ascoltiamo sui supporti magnetici o digitali sia fedele e naturale.
Tra l’altro basta pensare che il variare della distanza, dell’inclinazione o anche solo la tipologia, del microfono utilizzato sono già abbastanza per modificare radicalmente il suono, e che ci sono Studi nei quali registrando sempre la medesima Batteria basta cambiare l’orientamento di alcuni pannelli del Soffitto per ottenere un suono differente.
Credo che tener presenti tutti questi fattori sia importante per chi vorrebbe che il proprio Strumento, suonato nella Stanzetta da allenamento (o amplificato su un palco da “fonici” spesso in guerra aperta con l’udibilità delle Congas) rispecchiasse quello sentito su un Brano registrato chissà come e con chissà quali interventi “tecnologici”.
Senza contare “l’effetto Orchestra” che consiste nel fatto che mentre voi sentite il suono dei vostri Tamburi ad un metro di distanza e, magari suonando da soli, cogliendone ogni sfumatura, spesso nelle canzoni le Congas sono “annegate” tra gli altri Strumenti e ne percepite senz’altro un bel suono pulito e “rotondo”, ma senza la possibilità di sentire eventuali risonanze o note fastidiose o, ripeto, con alcune frequenze aggiustate “elettronicamente”.
Basta ascoltare qualche registrazione in assolo, anche di grandi Congueri, fatta solo con le Congas, per renderci conto che già il suono è più “a misura d’uomo”.
Fatte queste considerazioni passiamo alle dolenti note e cioè all’analisi, il più possibile obbiettiva, che ognuno dovrebbe fare del “proprio suono” e del proprio “modo di suonare”, dal momento che, haimè, nel 90% dei casi la ricerca esasperata di un determinato suono o Strumento, è un alibi usato per mascherare una certa insoddisfazione nei confronti del modo di suonare, della tecnica che stenta a funzionare o del proprio “suono” inteso come sonorità che siamo in grado di tirare fuori dalle Congas.
Dunque sono convinto che alla base di un buon suono non ci debba essere necessariamente una corsa esasperata a ricreare il timbro di questo o quel Percussionista o di questo o quel Brano Musicale, ma semplicemente un buono Strumento di base (e non necessariamente di qualità stratosferica) un modo corretto di suonarlo, ma soprattutto la capacità di tirare fuori il massimo delle potenzialità sonore di quello stesso Strumento attraverso una tecnica il più possibile corretta e pulita.
Poi possono subentrare altri fattori come l’esperienza o la conoscenza più o meno approfondita delle sonorità delle Congas. Poco tempo fa, ad esempio, un allievo si è presentato in studio con un paio di Congas LP Galaxy e un CD di Ray Barretto e mi dice: “ascolta il tal brano, senti che suono potente! Io voglio tirar fuori quel suono, ma non ci riesco!”
Al chè ho ascoltato il brano e gli ho detto che non avrebbe mai potuto, a meno di “tagliarsi qualche frequenza” all’apparato auditivo. Si perchè è vero che le Congas nel brano in questione erano potenti ed incisive, ma non perchè Barretto le suonava più forte del normale o perchè utilizzasse chissà che Tamburi, ma semplicemente perchè il suono delle Congas era enfatizzato e spinto talmente sui medio alti che gli Slap sembravano le “Lame rotanti di Goldrake”, ma in compenso gli “Aperto” mancavano totalmente di bassi e profondità, segno che probabilmente in quel frangente i Fonici o lo stesso Ray hanno scelto quel tipo di sonorità dello Strumento (per la verità più simile ad uno Djembè che ad una Conga) per quello specifico brano.
Vorrei concludere con una considerazione: i 12 anni di esperienza che ho fatto in Studio di registrazione (come Fonico) mi hanno insegnato che il “bel suono” lo fa anche il “bel modo di suonare”, ma non inteso in senso tecnico, bensì inteso come il “modo di fare Musica con lo Strumento”. Spesso magari riascoltando una registrazione fatta durante un allenamento o un concerto, pensiamo che le Congas abbiano un brutto suono, mentre magari sono semplicemente “suonate male” come a volte capita che il Gruppetto che si registra i pezzi in cantina, riascoltandosi, incolpi i suoni della cattiva riuscita della registrazione quando il più delle volte il brano è semplicemente suonato male.
Se vi capita di sentire l’ultimo CD di Anga’ comunque ascoltate i suoni delle Congas di alcuni brani e sentirete quanto forse alcuni sono poco “Cubani”, in certi casi più “metallici” e tendenti al moderno, e altri di più, ma in tutti i brani le performance hanno sempre e comunque un groove da paura e un tiro micidiale, fattori che, alla fine possono essere più importanti dei suoni stessi.
Ciao.
Sha' :;):
Poi mi capita di frequente che qualche allievo mi chieda come fare ad ottenere un determinato suono ascoltato in un certo CD di Musica Afrocubana magari un po’ datato o, qualcun’altro in qualche CD più recente.
Questo mi ha portato a riflettere su qualcosa che forse assilla molti Percussionisti, neofiti e non, e che magari, in certi casi, rischia di innescare un meccanismo di ricerca frenetica di qualcosa che difficilmente si può ottenere fino in fondo.
Al giorno d’oggi le Congas si possono ascoltare in una quantità impressionante di CD, Video, DVD e il loro suono è ormai conosciuto e riconoscibile un po’ da tutti, segno che lo Strumento ha assunto una sua chiara e ben precisa identità. Magari c’è ancora qualcuno che confonde le Congas con i Bongos, o peggio con lo Djembè, ma resta il fatto che per la stragrande maggioranza dei Musicisti e del pubblico in generale, le Tumbadoras sono identificabili al pari degli altri Strumenti.
A questo punto però bisogna tralasciare il discorso generale per scendere nello specifico del “suono” inteso, al tempo stesso come entità “oggettiva” e “soggettiva”.
Oggettiva in quanto oggi esistono dei parametri abbastanza precisi che bene o male tutti conosciamo, per determinare se il suono di un Tamburo è bello, oppure accettabile o proprio brutto. Soggettiva perchè la “bellezza” o comunque la qualità del suono, dipendono anche dal gusto del percussionista, dalle esigenze del momento e, non ultimi, da fattori “tecnici” o meglio “tecnologici” che spesso influiscono proprio sul cercare di ottenere quel suono tanto agognato che sentiamo in dischi o CD, ma che spesso ce lo stravolgono rendendo vani i tentativi di riprodurlo o ricrearlo in modo “naturale”.
Se, ad esempio prendiamo in esame i suoni dei tamburi registrati sui Dischi in vinile o Musicassette di qualche decina di anni fa sui quali suonavano già allora fior di Percussionisti, possiamo senz’altro analizzare i Ritmi, i Suoni che utilizzavano per eseguirli (intesi come Slap, Aperto ecc. e non come Sonorità generale dello Strumento) e i vari Stili dei Congueri di allora, possiamo cercare di capire quanti Tamburi utilizzavano e come erano intonati, ma difficilmente riusciremo a ricostruire il suono emesso da quei Tamburi a causa di 2 fattori fondamentali: la diversità dello Strumento rispetto a quelli odierni, e il modo e i mezzi utilizzati per la ripresa.
Parlando della conformazione e della costruzione dei tamburi è chiaro che ci sono stati alcuni cambiamenti, magari non sempre e necessariamente positivi (vedi le pelli) rispetto a quelli odierni.
Il mondo Musicale infatti è in continua evoluzione e dunque è giusto che gli Strumenti cerchino di adattarsi ai vari cambiamenti, e come dal punto di vista Musicale le Congas soprattutto negli ultimi anni hanno fatto dei grandi passi cominciando finalmente ad imporsi al di fuori della “nicchia” Afrocubana, altrettanto è avvenuto nella metodologia di progettazione e costruzione dei Tamburi che oggi presentano, ad esempio, il fusto liscio senza bisogno dei cerchioni che tengono insieme la “botte”, cerchi “confortevoli” che diminuiscono i rischi di farsi male alle mani, fino ai fusti e alle pelli sintetiche, senz’altro utili per chi cerca una certa “stabilità” di intonazione, ma meno idonee a chi ricerca il famoso “suono Cubano”, per non parlare dei tiranti introdotti dal grande “Patato” fin dagli anni 50 facendo si che non dobbiamo utilizzare le candele per tirare le pelli. In ogni caso tutti questi cambiamenti sono stati introdotti in nome della ricerca di Strumenti sempre più di qualità, precisi e di un suono sempre più pulito, potente, stabile e facile da raggiungere e, magari “personalizzabile” ( lascio ad ognuno di voi la riflessione su quanto di tutto questo sia veramente stato ottenuto).
Questo, in ogni caso, comporta che ascoltando i Tamburi registrati nei vecchi dischi riscontriamo sonorità che magari ci piacciono, ma che erano generate da Strumenti in certi casi profondamente “diversi” da quelli odierni, diametro più stretto, pelli più spesse, legno diverso ecc.
Come del resto differente era la metodologia di intervento delle Congas o addirittura “della Conga” dal momento che spesso si utilizzava un solo Tamburo.
O ancora era diversa la tecnica utilizzata dai Pionieri delle Congas, che ottenevano suoni con sistemi e tecniche che magari oggi abbiamo abbandonato o, quantomeno abbiamo perfezionato grazie ai Maestri Congueri dei giorni nostri.
Naturalmente, come dicevo, l’altro grande ruolo nella diversità di suono che riscontriamo tra le Congas di ieri e quelle di oggi o anche rispetto al nostro stesso Strumento, lo giocano la tecnologia e i modesti (rispetto a quelli odierni) mezzi di ripresa in possesso dei tecnici di qualche decina di anni fa, che ovviamente non disponevano ad esempio di microfoni precisi e sofisticati come quelli attuali e che anche solo per riprendere utilizzavano tecniche in alcuni casi ben diverse da quelle di oggi.
Se però tralasciamo i dischi e le registrazioni di un tempo e analizziamo quelli di oggi notiamo come, a dire il vero, probabilmente le cose non sono molto cambiate, ma dal lato opposto, nel senso che se allora c’erano microfoni con una qualità, diciamo, approssimativa e una quasi totale mancanza di “filtri” ed effetti, oggi gli Studi di Registrazione dispongono di risorse impressionanti, capaci di intervenire sul suono e sull’ambiente arrivando fino a snaturare entrambi, ma se questo non bastasse, possono persino conferire precisione ad una esecuzione “traballante” attraverso la quantizzazione e migliorare la dinamica di quella stessa esecuzione attraverso limitatori, compressori e altri congegni di varia natura. Questo fa si che, purtroppo, oggi, come allora non possiamo essere certi che il suono dello Strumento che ascoltiamo sui supporti magnetici o digitali sia fedele e naturale.
Tra l’altro basta pensare che il variare della distanza, dell’inclinazione o anche solo la tipologia, del microfono utilizzato sono già abbastanza per modificare radicalmente il suono, e che ci sono Studi nei quali registrando sempre la medesima Batteria basta cambiare l’orientamento di alcuni pannelli del Soffitto per ottenere un suono differente.
Credo che tener presenti tutti questi fattori sia importante per chi vorrebbe che il proprio Strumento, suonato nella Stanzetta da allenamento (o amplificato su un palco da “fonici” spesso in guerra aperta con l’udibilità delle Congas) rispecchiasse quello sentito su un Brano registrato chissà come e con chissà quali interventi “tecnologici”.
Senza contare “l’effetto Orchestra” che consiste nel fatto che mentre voi sentite il suono dei vostri Tamburi ad un metro di distanza e, magari suonando da soli, cogliendone ogni sfumatura, spesso nelle canzoni le Congas sono “annegate” tra gli altri Strumenti e ne percepite senz’altro un bel suono pulito e “rotondo”, ma senza la possibilità di sentire eventuali risonanze o note fastidiose o, ripeto, con alcune frequenze aggiustate “elettronicamente”.
Basta ascoltare qualche registrazione in assolo, anche di grandi Congueri, fatta solo con le Congas, per renderci conto che già il suono è più “a misura d’uomo”.
Fatte queste considerazioni passiamo alle dolenti note e cioè all’analisi, il più possibile obbiettiva, che ognuno dovrebbe fare del “proprio suono” e del proprio “modo di suonare”, dal momento che, haimè, nel 90% dei casi la ricerca esasperata di un determinato suono o Strumento, è un alibi usato per mascherare una certa insoddisfazione nei confronti del modo di suonare, della tecnica che stenta a funzionare o del proprio “suono” inteso come sonorità che siamo in grado di tirare fuori dalle Congas.
Dunque sono convinto che alla base di un buon suono non ci debba essere necessariamente una corsa esasperata a ricreare il timbro di questo o quel Percussionista o di questo o quel Brano Musicale, ma semplicemente un buono Strumento di base (e non necessariamente di qualità stratosferica) un modo corretto di suonarlo, ma soprattutto la capacità di tirare fuori il massimo delle potenzialità sonore di quello stesso Strumento attraverso una tecnica il più possibile corretta e pulita.
Poi possono subentrare altri fattori come l’esperienza o la conoscenza più o meno approfondita delle sonorità delle Congas. Poco tempo fa, ad esempio, un allievo si è presentato in studio con un paio di Congas LP Galaxy e un CD di Ray Barretto e mi dice: “ascolta il tal brano, senti che suono potente! Io voglio tirar fuori quel suono, ma non ci riesco!”
Al chè ho ascoltato il brano e gli ho detto che non avrebbe mai potuto, a meno di “tagliarsi qualche frequenza” all’apparato auditivo. Si perchè è vero che le Congas nel brano in questione erano potenti ed incisive, ma non perchè Barretto le suonava più forte del normale o perchè utilizzasse chissà che Tamburi, ma semplicemente perchè il suono delle Congas era enfatizzato e spinto talmente sui medio alti che gli Slap sembravano le “Lame rotanti di Goldrake”, ma in compenso gli “Aperto” mancavano totalmente di bassi e profondità, segno che probabilmente in quel frangente i Fonici o lo stesso Ray hanno scelto quel tipo di sonorità dello Strumento (per la verità più simile ad uno Djembè che ad una Conga) per quello specifico brano.
Vorrei concludere con una considerazione: i 12 anni di esperienza che ho fatto in Studio di registrazione (come Fonico) mi hanno insegnato che il “bel suono” lo fa anche il “bel modo di suonare”, ma non inteso in senso tecnico, bensì inteso come il “modo di fare Musica con lo Strumento”. Spesso magari riascoltando una registrazione fatta durante un allenamento o un concerto, pensiamo che le Congas abbiano un brutto suono, mentre magari sono semplicemente “suonate male” come a volte capita che il Gruppetto che si registra i pezzi in cantina, riascoltandosi, incolpi i suoni della cattiva riuscita della registrazione quando il più delle volte il brano è semplicemente suonato male.
Se vi capita di sentire l’ultimo CD di Anga’ comunque ascoltate i suoni delle Congas di alcuni brani e sentirete quanto forse alcuni sono poco “Cubani”, in certi casi più “metallici” e tendenti al moderno, e altri di più, ma in tutti i brani le performance hanno sempre e comunque un groove da paura e un tiro micidiale, fattori che, alla fine possono essere più importanti dei suoni stessi.
Ciao.
Sha' :;):
Shaddy
Ag vol dal capes...
Ag vol dal capes...
Una grande verità è che "nel 90% dei casi la ricerca esasperata di un determinato suono o Strumento, è un alibi usato per mascherare una certa insoddisfazione nei confronti del modo di suonare, della tecnica che stenta a funzionare o del proprio “suono” inteso come sonorità che siamo in grado di tirare fuori dalle Congas"
Tuttavia Io e MarioTecnica, ci siamo trovati a sostituire le pelli originali delle nostre congas (2 Pearl e tre Afro, praticamente 5 Pearl........)con delle pelli naturali cubane portate qui dall'altro ragazzo che studia con noi al ritorno dai suoi 4 mesi di studio dai Chinitos......
Devo dire che gli strumenti ci hanno guadagnato in termini di calore e rotondità del suono....
L'abbiamo fatto perche come capita spesso aquistando strumenti relativamente economici ci si ritrova con pelli a mio avviso scadenti e troppo sottili........
Il mio quinto della afro suonava simile a un Djembè e la conga aveva una pelle tipo carta velina.....
Quando le abbiamo aquistate eravamo un po inesperti, probabilmente adesso spenderei qualcosa di più e aquisterei un bel trio di Meinl, che per altro possiede il mio maestro, e devo dire che il suono è come piace a me.........
Non nascondo dunque la soddisfazione. Direi che sono assuefatto dal suono delle pelli cubane............
Penso che in ogni caso, bisogna imparare a conoscere bene il proprio strumento, se si suona bene si tira fuori il massimo anche da uno strumento scadente con al final, un buon risultato........
Tecnica barbara..............milioni di colpi..........Alla fine ha ragione chi studia...........
Ciao
Tuttavia Io e MarioTecnica, ci siamo trovati a sostituire le pelli originali delle nostre congas (2 Pearl e tre Afro, praticamente 5 Pearl........)con delle pelli naturali cubane portate qui dall'altro ragazzo che studia con noi al ritorno dai suoi 4 mesi di studio dai Chinitos......
Devo dire che gli strumenti ci hanno guadagnato in termini di calore e rotondità del suono....
L'abbiamo fatto perche come capita spesso aquistando strumenti relativamente economici ci si ritrova con pelli a mio avviso scadenti e troppo sottili........
Il mio quinto della afro suonava simile a un Djembè e la conga aveva una pelle tipo carta velina.....
Quando le abbiamo aquistate eravamo un po inesperti, probabilmente adesso spenderei qualcosa di più e aquisterei un bel trio di Meinl, che per altro possiede il mio maestro, e devo dire che il suono è come piace a me.........
Non nascondo dunque la soddisfazione. Direi che sono assuefatto dal suono delle pelli cubane............
Penso che in ogni caso, bisogna imparare a conoscere bene il proprio strumento, se si suona bene si tira fuori il massimo anche da uno strumento scadente con al final, un buon risultato........
Tecnica barbara..............milioni di colpi..........Alla fine ha ragione chi studia...........
Ciao
Eshu oh , Elegguara eh.
Eshu oh Elegguara eh, Elegguara moforibale,
Elegguara ago...
Eshu oh Elegguara eh, Elegguara moforibale,
Elegguara ago...
Salve a tutti
le risflessioni di MastroShà mi sembrano molto preziose, e pongono ancora una volta l'attezione sul fatto che il suono finale è una risultante di molti fattori, alcuni dei quali modificabili in prima persona, altri più difficilmente modificabili, altri infine non modificabili dal musicista.
Il mio modesto parere per quello che riguarda "il suono cubano" o "il suono africano" o quant'altro è il seguente:
Credo che sia molto importante ascoltare il suono generale della situazione nella quale ci si trova a suonare ( gli altri musicisti intendo ), sia in live, che in registrazione e , se abbiamo questa possibilità, cercare di cogliere con la singolare sensibilità di ognuno, oltre che l'arrangiamento delle nostre "percussioni" anche le possibili sonorità diverse.
dal mio punto di vista è più utile ascoltare quello che "ci sta intorno" per poi fare delle scelte coerenti riguardo come e cosa suonare.
facendo un esempio è possibile che in un brano dance, dall'arrangiamento cattivo, si scelga di suonare il kinto come tamburo principale per svariati motivi: non riusciamo a produrre uno slap incisivo come vorremmo sulla conga; preferiamo il suono acuto dell'aperto che risulta più consonante con la tonalità del brano; abbiamo un microfono orribile che prende meglio gli alti e non i bassi e allora tanto vale...insomma chi più ne ha più ne metta.
credo però che sia importante agire in scienza e coscienza riguardo le proprie scelte timbriche "a posteriori" piuttosto che "a priori".
nel senso che non si sceglie un suono e poi si copia-incolla in una band, ma si ascolta la band e si crea un suono adatto.
nel mio modo di pensare le due fasi sarebbero queste...
la fase "a priori" consiste nel farsi una cultura sull'argomento, ascoltare brani ed esecuzioni dei grandi eccetera eccetera...
la fase "a posteriori" sta nell'utilizzare questo bagaglio culturale, spesso io credo a livello inconscio, per drizzare le antenne della sensibilità e cercare umilmente di fare delle scelte per ottenere quello che crediamo il suono migliore (possibile) per quella situazione.
e poi non cerchiamo scuse...a volte i suoni non escono perchè studiamo troppo poco!!! io per primo!
Omaggi
L.
le risflessioni di MastroShà mi sembrano molto preziose, e pongono ancora una volta l'attezione sul fatto che il suono finale è una risultante di molti fattori, alcuni dei quali modificabili in prima persona, altri più difficilmente modificabili, altri infine non modificabili dal musicista.
Il mio modesto parere per quello che riguarda "il suono cubano" o "il suono africano" o quant'altro è il seguente:
Credo che sia molto importante ascoltare il suono generale della situazione nella quale ci si trova a suonare ( gli altri musicisti intendo ), sia in live, che in registrazione e , se abbiamo questa possibilità, cercare di cogliere con la singolare sensibilità di ognuno, oltre che l'arrangiamento delle nostre "percussioni" anche le possibili sonorità diverse.
dal mio punto di vista è più utile ascoltare quello che "ci sta intorno" per poi fare delle scelte coerenti riguardo come e cosa suonare.
facendo un esempio è possibile che in un brano dance, dall'arrangiamento cattivo, si scelga di suonare il kinto come tamburo principale per svariati motivi: non riusciamo a produrre uno slap incisivo come vorremmo sulla conga; preferiamo il suono acuto dell'aperto che risulta più consonante con la tonalità del brano; abbiamo un microfono orribile che prende meglio gli alti e non i bassi e allora tanto vale...insomma chi più ne ha più ne metta.
credo però che sia importante agire in scienza e coscienza riguardo le proprie scelte timbriche "a posteriori" piuttosto che "a priori".
nel senso che non si sceglie un suono e poi si copia-incolla in una band, ma si ascolta la band e si crea un suono adatto.
nel mio modo di pensare le due fasi sarebbero queste...
la fase "a priori" consiste nel farsi una cultura sull'argomento, ascoltare brani ed esecuzioni dei grandi eccetera eccetera...
la fase "a posteriori" sta nell'utilizzare questo bagaglio culturale, spesso io credo a livello inconscio, per drizzare le antenne della sensibilità e cercare umilmente di fare delle scelte per ottenere quello che crediamo il suono migliore (possibile) per quella situazione.
e poi non cerchiamo scuse...a volte i suoni non escono perchè studiamo troppo poco!!! io per primo!
Omaggi
L.
* * *
....Che mi venga un COLPO....
....Che mi venga un COLPO....
leggo con grande interesse i post.. diciamo.. a 360° di shaddy che ringrazio nuovamente x il tempo che dedica al forum.
anche perchè poi scaturiscono dei contributi altrettanto interessanti frutto delle esperienze degli altri.
premesso che sono ancora nell fase iniziale, cioè in quella che scimmiotto chi suona le congas (x dirla alla shaddy ???
)
una cosa che nn ho letto ma che mi è stata detta da un batterista/percussionista messicano che citava nientepopòdimenochè alex acuña è che cmq il "tuo" suono sarà cmq in continuo cambiamento a causa.. delle tue mani.
cioè, soprattutto nei primi anni, le mani del conghero subiscono dei cambiamenti che incidono direttamente sul suono ancorchè l'acquisizione che uno ha nel tempo della tecnica esecutiva.
a differenza x esempio dei "calli" del batterista causati dallo sfregamento della bacchetta, la cui infuenza sul suono è praticamente inudibile
nn nascondo che qst cosa mi ha affascinato abbastanza...
nn so se xò è una leggenda metropolitana..
si sà, i sudamericani (o giù di lì) vedono il mistico.. anche su un panino con la mortadella
(che effettivamente, a pensarci bene, un qualcosa di mistico ce l'ha, il panino intendo, ma soprattutto la mortadella)
anche perchè poi scaturiscono dei contributi altrettanto interessanti frutto delle esperienze degli altri.
premesso che sono ancora nell fase iniziale, cioè in quella che scimmiotto chi suona le congas (x dirla alla shaddy ???

una cosa che nn ho letto ma che mi è stata detta da un batterista/percussionista messicano che citava nientepopòdimenochè alex acuña è che cmq il "tuo" suono sarà cmq in continuo cambiamento a causa.. delle tue mani.
cioè, soprattutto nei primi anni, le mani del conghero subiscono dei cambiamenti che incidono direttamente sul suono ancorchè l'acquisizione che uno ha nel tempo della tecnica esecutiva.
a differenza x esempio dei "calli" del batterista causati dallo sfregamento della bacchetta, la cui infuenza sul suono è praticamente inudibile

nn nascondo che qst cosa mi ha affascinato abbastanza...
nn so se xò è una leggenda metropolitana..
si sà, i sudamericani (o giù di lì) vedono il mistico.. anche su un panino con la mortadella

(che effettivamente, a pensarci bene, un qualcosa di mistico ce l'ha, il panino intendo, ma soprattutto la mortadella)
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- Località: Modena/Reggio Emilia
- Contatta:
Per me era mistica anche la Salumiera che da piccolo me lo preparava, fa un po' te!
Parlando seriamente credo che nelle parole del Messicano in questione ci sia senz'altro del vero, nel senso che da quando si cominciano a mettere le mani sulle Congas, le mani stesse cominciano ad adattarsi e modificarsi non solo in base allo Strumento, ma anche al modo di suonarlo, allenandosi giorno per giorno.
In particolare non si può pretendere che le mani si appoggino al "casco" e alla pelle allo stesso modo all'inizio come dopo qualche mese, o anno, di pratica, e che, soprattutto lo facciano in modo altrettanto naturale.
In realtà credo che dopo un po' di tempo chiunque riesca a raggiungere un "proprio suono" e a mantenerlo abbastanza stabile senza che debba subire eccessivi cambiamenti andando avanti. Questo naturalmente è dato dalla pratica e dalla tecnica di ognuno, che ad un certo punto diventa acquisita e consolidata e permette di concentrarsi maggiormente su altri aspetti molto importanti quali accompagnamento, tecnica e groove ad esempio.
Venendo ai calli è una cosa estremamente soggettiva, dal momento che a qualcuno vengono in un punto, ad altri in un altro e c'è chi ne ha di più e chi, non ne ha affatto.
Il "Callo" per certi aspetti può essere prezioso, nel senso che può rappresentare un "campanello d'allarme" per qualcosa che non va nel modo di appoggiare la mano, di colpire lo Strumento o di portare un detterminato colpo.
In ogni caso anche i Calli dei Congueri non modoficano eccessivamente il suono dello Strumento, come non lo modoficano i cerotti più o meno spessi utilizzati per preservare le dita. Questo la dice lunga sul fatto che per ottenere dei buoni suoni è importante portare i colpi in modo corretto e arrivare a utilizzare un stile che deve risultare il più naturale e sciolto possibile. Ciò anche per poter sviluppare un maggior volume sonoro con meno potenza e meno impiego (e spreco) di energie.
Sha' :;):

Parlando seriamente credo che nelle parole del Messicano in questione ci sia senz'altro del vero, nel senso che da quando si cominciano a mettere le mani sulle Congas, le mani stesse cominciano ad adattarsi e modificarsi non solo in base allo Strumento, ma anche al modo di suonarlo, allenandosi giorno per giorno.
In particolare non si può pretendere che le mani si appoggino al "casco" e alla pelle allo stesso modo all'inizio come dopo qualche mese, o anno, di pratica, e che, soprattutto lo facciano in modo altrettanto naturale.
In realtà credo che dopo un po' di tempo chiunque riesca a raggiungere un "proprio suono" e a mantenerlo abbastanza stabile senza che debba subire eccessivi cambiamenti andando avanti. Questo naturalmente è dato dalla pratica e dalla tecnica di ognuno, che ad un certo punto diventa acquisita e consolidata e permette di concentrarsi maggiormente su altri aspetti molto importanti quali accompagnamento, tecnica e groove ad esempio.
Venendo ai calli è una cosa estremamente soggettiva, dal momento che a qualcuno vengono in un punto, ad altri in un altro e c'è chi ne ha di più e chi, non ne ha affatto.
Il "Callo" per certi aspetti può essere prezioso, nel senso che può rappresentare un "campanello d'allarme" per qualcosa che non va nel modo di appoggiare la mano, di colpire lo Strumento o di portare un detterminato colpo.
In ogni caso anche i Calli dei Congueri non modoficano eccessivamente il suono dello Strumento, come non lo modoficano i cerotti più o meno spessi utilizzati per preservare le dita. Questo la dice lunga sul fatto che per ottenere dei buoni suoni è importante portare i colpi in modo corretto e arrivare a utilizzare un stile che deve risultare il più naturale e sciolto possibile. Ciò anche per poter sviluppare un maggior volume sonoro con meno potenza e meno impiego (e spreco) di energie.
Sha' :;):
Shaddy
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Bella ed interessantissima questa discussione....personalmente mi piace moltissimo sperimentare...sulle congas ad esempio sono sempre alla ricerca del "mio" suono....e sinceramente in determinati contesti mi è capitato anche di suonare con la tumba quasi del tutto "smollata" (di proposito).... oppure la conga accordata più grave della tumba....è chiaro che sono tutte delle prove....però spesso ne vengono fuori degli ottimi spunti...
In linea di massima credo che non esista un suono "standard" dello strumento....se io o chiunque altro dovesse suonare le congas di Shaddy (ammesso che ce lo permetta :angry: ) dubito che riusciremmo a tirar fuori le stesse sonorità....e viceversa se lui suonasse le mie uscirebbero altri suoni...entrano in gioco troppe cose....l'intensità con cui si è abituati a portare i colpi....le dimensioni della mano....la postura che ogniuno di noi ha......
Io personalmente (come giustamente dice Ressel) cerco prima di ascoltare il contesto in cui mi devo muovere....e poi quasi naturalmente mi vengono in mente le sonorità che vorrei avere all'interno del contesto....e a volte accordo i miei strumenti in maniera tale da ottenere i "suoni" che ho immaginato....
In linea di massima credo che non esista un suono "standard" dello strumento....se io o chiunque altro dovesse suonare le congas di Shaddy (ammesso che ce lo permetta :angry: ) dubito che riusciremmo a tirar fuori le stesse sonorità....e viceversa se lui suonasse le mie uscirebbero altri suoni...entrano in gioco troppe cose....l'intensità con cui si è abituati a portare i colpi....le dimensioni della mano....la postura che ogniuno di noi ha......
Io personalmente (come giustamente dice Ressel) cerco prima di ascoltare il contesto in cui mi devo muovere....e poi quasi naturalmente mi vengono in mente le sonorità che vorrei avere all'interno del contesto....e a volte accordo i miei strumenti in maniera tale da ottenere i "suoni" che ho immaginato....
Comandante Diavolo
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abbagnalehabanero ha scritto:....se io o chiunque altro dovesse suonare le congas di Shaddy (ammesso che ce lo permetta :angry: )
Ti ringrazio della frase, perchè mi dai modo di dire una cosina che mi stava sul gozzino da un po'.
In effetti personalmente non solo non ho mai avuto nulla in contrario al fatto che qualcun'altro suonasse o provasse le mie Congas, ma ti diro' che mi stanno abbastanza sui coglioni alcuni "guru" che mi è capitato di incontrare ai quali la mia richiesta di provare lo Strumento aveva dato talmente fastidio da indurli ad un atteggiamento indisponente e di sufficienza.
Al di la' del fatto che le Congas non sono un Violino, Strumento senz'altro molto più delicato e del quale in qualche modo si può essere più gelosi e preoccupati se qualcun'altro lo maneggia, credo che se tutti i "santoni" che ci sono in giro e che qualcosa di Congas sanno, si rendessero maggiormente disponibili nei confronti di chi chiede informazioni sulla tecnica dello Strumento, anzichè fare i supponenti e non tirar fuori una parola come se dovessero custodire chissà quale segreto, allora forse lo sviluppo e la divulgazione delle Congas avrebbero, finalmente, una discreta impennata.
Personalmente sono sempre stato e sarò sempre, estremamente disponibile a far provare il mio Strumento a chiunque e, potendo, a consigliare per il meglio chi ci mette le mani sopra.
Se qualcuno di voi verrà al DISMA la prossima settimana potrà verificare il tutto e sarò ben felice di poter dare qualche consiglio, sempre che non sia io a doverne ricevere da lui.
O da lei.

Ciao.
Shà :;):
Shaddy
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shaddy ha scritto:Se qualcuno di voi verrà al DISMA....
O Shaddy! ci sei tutti e tre i giorni tu?
perchè un saltino vorrei farcelo davvero...
d'accordo su tutto, io in genere ho molta riluttanza nel far suonare lo Steel Drum, ma non di certo i membranofoni....a meno che come già visto, ci si siedano sopra alla maniera bongoloide...e ti sstraccino la pelle sull'asfalto...
L.
* * *
....Che mi venga un COLPO....
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Ressel ha scritto:shaddy ha scritto:Se qualcuno di voi verrà al DISMA....
O Shaddy! ci sei tutti e tre i giorni tu?
perchè un saltino vorrei farcelo davvero...
d'accordo su tutto, io in genere ho molta riluttanza nel far suonare lo Steel Drum, ma non di certo i membranofoni....a meno che come già visto, ci si siedano sopra alla maniera bongoloide...e ti sstraccino la pelle sull'asfalto...
L.
Si, vado il Venerdi a montare il Set e lo smonto il Lunedi sera.
Tornando un attimo al discorso "provare gli Strumenti altrui" in effetti c'è uno Strumento che non farò più provare, o meglio non a tutti, ma ad una categoria in particolare, ed è quella dei "Djembeloidi" che si mettono a cavalcioni dello Strumento e lo suonano come si cavalca un bufalo. Ecco, uno di questi l'anno scorso ha approfittato della mia magnanimità (e di un attimo di distrazione) e ha pensato bene di strofinare pesantemente la pelle direttamente sull'asfalto per poi romperla! :angry:
L'ho ringraziato moltissimo per il nobile gesto. :p
Se vieni al DISMA mi raccomando fatti vedere.
Sha' :;):
Shaddy
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shaddy ha scritto:Al di la' del fatto che le Congas non sono un Violino, Strumento senz'altro molto più delicato e del quale in qualche modo si può essere più gelosi e preoccupati se qualcun'altro lo maneggia, credo che se tutti i "santoni" che ci sono in giro e che qualcosa di Congas sanno, si rendessero maggiormente disponibili nei confronti di chi chiede informazioni sulla tecnica dello Strumento, anzichè fare i supponenti e non tirar fuori una parola come se dovessero custodire chissà quale segreto, allora forse lo sviluppo e la divulgazione delle Congas avrebbero, finalmente, una discreta impennata.
Personalmente sono sempre stato e sarò sempre, estremamente disponibile a far provare il mio Strumento a chiunque e, potendo, a consigliare per il meglio chi ci mette le mani sopra.
Purtroppo non siamo tutti uguali.....non sò perchè, ma dei santoni di cui parli tu il mondo delle percussioni ne è pieno....fossero tutti come te....
....io al DISMA purtroppo non potrò esserci.....divertitevi....ciao ciao
Comandante Diavolo
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CONGUERO ha scritto:gRAZIE SHà,SE TROVO I BIGLIETTI,VENGO AL VOLO XCHè OOGGI MI SON TOLTO DI DOSSO L'ULTIMO ESAME DEL TRIMESTRE CHE MI AVEVA IMPEGNATO MOLTO ULTIMAMENTE,TANTO CHE LA MIA PRESENZA SUL FORUM ERA NETTAMENTE CALATA!MA ORA CI SONOOOOOOO
Molti negozi di Musica danno quelli da cambiare alla cassa a 1 €.
Spero che ci vedremo la'.
Sha' :;):
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